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News / La Parola a... / 05-04-2018

La Transizione Energetica Europea – una prospettiva per il futuro

di Francesco Starace, Presidente di Eurelectric

 

 “Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”. (Albert Einstein)

Tra le sfide che oggi ci troviamo a fronteggiare, la lotta al cambiamento climatico è forse la più evidente e pressante, nonché uno dei driver più importanti della transizione in atto nel nostro settore. Nel 2015 a Parigi, 195 Paesi – tra i quali anche l’Italia - si sono trovati uniti da un Accordo che rimarrà storico per almeno due motivi. Grazie a questo accordo, non solo l’innegabilità del climate change è stata finalmente riconosciuta, ma anche il fatto che il cambiamento climatico è direttamente riconducibile ad una sempre più intensa attività umana. Così, per la prima volta a livello globale, si è arrivati a definire un’agenda condivisa e degli impegni tesi a colmare un ormai insopportabile debito ambientale. Dato che la sensibilità sul cambiamento climatico non sembra diminuire, la vera domanda è quanto velocemente potranno crescere le azioni volte a contrastarlo. In altre parole, avendo ben chiaro il punto di arrivo, rimane la necessità di dare una valida risposta al “Come” e “Quando”: l’essenza stessa della transizione energetica. E’ in queste due domande che oggi risiedono le nostre “difficoltà” o, volendo fare nostro l’ottimismo di Einstein, le nostre “opportunità”.

L’Europa è stata da sempre in prima linea nell’impegno verso la decarbonizzazione grazie anche alla definizione di livelli di emissioni sia per gli Stati Membri che per alcuni settori industriali. Come testimoniato dai dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’Unione Europea sta compiendo passo dopo passo gli ultimi step per raggiungere i suoi target del 2020 in tema di energie rinnovabili. In particolare, nel 2016, nell’ intera UE, le fonti energetiche rinnovabili hanno raggiunto una copertura del 17% dei consumi finali di energia e hanno rappresentato l’86% di nuova capacità installata nel settore elettrico. In tale transizione, la leadership dell’Italia è innegabile, avendo già, nello stesso anno, raggiunto e superato il suo obiettivo nazionale[1]Questa attività ha fatto nascere e sviluppare una industria nuova che ha raggiunto in breve tempo una dimensione globale ed una competitività in termini di costi di generazione che non era ipotizzabile solo dieci anni fa. L’Europa ha ancora una forte leadership tecnologica ed industriale in questo settore.

Al fine di rinnovare lo slancio dell’Accordo di Parigi, e a fronte di un’evoluzione tecnologica e digitale inarrestabile, la Commissione Europea ha fornito una rinnovata risposta al quel “Come” e “Quando” introducendo un insieme di iniziative a fine 2016 – il Clean Energy Package (CEP) - tese a ridisegnare il profilo del mercato elettrico europeo nella transizione energetica. Il CEP agisce da ponte tra presente e futuro, indicando il 2050 come punto di arrivo dove il sistema europeo sarà pienamente sostenibile e maggiormente competitivo, anche grazie alla rimozione di importanti barriere allo sviluppo di nuove  tecnologie e nuovi modelli di business. Collegando l’ambizione del CEP con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’Europa ha la possibilità di tracciare una visione unica alla transizione energetica, che coniughi al contempo la dimensione ambientale con quella sociale. 

La rinvigorita crescita economica sta spingendo verso l’alto la domanda energetica che, nel solo 2017, è cresciuta ad un tasso più del doppio rispetto a quello del 2016 (+2.1% vs. 0.9% secondo la IEA). Dopo tre anni di emissioni stazionarie, i livelli di CO2 energy-related hanno ripreso ad aumentare toccando un nuovo massimo storico a livello globale (32.5 giga-tonnellate; +1.4% nel 2017). Ciò è imputabile in gran parte all’impiego di fonti fossili nella soddisfazione della nuova domanda di energia[2]. E’ proprio questa l’ultima vera sfida che ci troviamo a fronteggiare - riportare ad una sintesi gli obiettivi di sviluppo socio-economico contribuendo al ripristino del nostro ecosistema vitale - ed è questa l’opportunità senza precedenti che il nostro settore ha oggi a disposizione.

L’elettricità può rappresentare già oggi l’anello di congiunzione - che troppo a lungo è mancato - tra economia, società ed ambiente. In particolare, facendo nostri i trend che stanno ridefinendo i confini del settore elettrico, potremo trasformare questa difficoltà in una vera e propria un’opportunità, non solo ambientale e sociale, ma di business. Grazie alla loro crescente competitività, dimostrata anche dai prezzi decrescenti di aggiudicazione delle aste di capacità - il cui livello in molte geografie è risultato essere inferiore al costo di generazione da fonte fossile - le rinnovabili sono le fonti energetiche che registrano la maggiore crescita a livello globale. Secondo la International Energy Agency (IEA, WEO 2017), entro il 2040 il 40% della generazione elettrica sarà da fonti rinnovabili. La progressiva sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili rappresenta un’opportunità, non solo per un utilizzo efficiente delle risorse, ma anche per uno sviluppo economico duraturo e sostenibile. Infatti, a fronte di una generazione sempre più pulita, la progressiva penetrazione del vettore elettrico ci permetterà, non solo di decarbonizzare i settori storicamente più inquinanti dell’economia, ma anche di creare valore in modi nuovi.

Non parliamo di un futuro lontano ma di una realtà che si sta già concretizzando di fronte ai nostri occhi. Si prenda come esempio la mobilità elettrica, che, anche grazie ai rapidi progressi tecnologici, sta rivoluzionando il settore dei trasporti e il modo tradizionale di concepire la mobilità. I veicoli elettrici sono circa 3 volte più efficienti di quelli a combustione interna, se si considera l’intero ciclo di vita. Inoltre, sono in grado di azzerare le emissioni di inquinanti locali - particolarmente nocive per la salute delle persone - e di fornire un contributo essenziale in termini di riduzione dell’inquinamento acustico, contribuendo al contempo ad abbattere drasticamente le emissioni di CO2 responsabili del surriscaldamento globale. I benefici possono essere ulteriori anche in un’ottica di economia circolare: si pensi a progetti estremamente innovativi come il vehicle-to-grid (V2G), che consente di impiegare le auto elettriche - quando non utilizzate - per bilanciare la rete elettrica. In tale contesto, il Mobility Package (l’insieme di proposte legislative della Commissione Europea pubblicate nel 2017) rappresenta un’occasione fondamentale per promuovere la mobilità sostenibile attraverso la definizione di un solido quadro normativo di riferimento. Il percorso che ci attende è ancora lungo e disseminato di “difficoltà” ed “opportunità”. Pertanto, i nostri prossimi passi – del settore elettrico, delle istituzioni e della società nel complesso – devono essere coerenti e all’altezza delle nostre ambizioni.

La pervasiva digitalizzazione sta già ridefinendo i confini del nostro settore e ci mette di fronte alla necessità di ripensare i modelli di business ed il modo in cui collaboriamo con il resto dell’economia, dall’ICT, ai trasporti fino all’heating & cooling. In particolare, anche a fronte della forte penetrazione delle energie rinnovabili, le reti elettriche e la loro digitalizzazione acquisiscono sempre maggiore importanza, facendo convergere su di esse diversi settori industriali e diventando fattori abilitanti di un cambiamento che va ben oltre il settore elettrico in sé.

Se veramente vogliamo attingere a questo potenziale, abbiamo bisogno sia del supporto del sistema finanziario che di corretti segnali da parte delle Istituzioni. Per conseguire gli obiettivi dell'UE per il clima e l’energia - in particolare la riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra - occorrono investimenti supplementari dell'ordine di 180 miliardi di euro all'anno (fonte: Commissione Europea[3]). Il recente piano d’azione della Commissione per il finanziamento di una crescita sostenibile è sicuramente un’occasione per colmare questo gap e riesaminare il funzionamento del nostro sistema finanziario: un passo necessario per consentire all'UE di riorientare i capitali privati verso investimenti più sostenibili, garantire la stabilità del sistema finanziario e promuovere una visione a lungo termine nell'economia.

Parallelamente, tramite il Multi-Annual Financial Framework post-2020 – in discussione a livello Europeo – le istituzioni hanno la possibilità di dare un segnale chiaro, garantendo che ogni euro sia speso in favore di una crescita economica pienamente sostenibile. L’integrazione dei Sustainable Development Goals (SDGs) come criterio di spesa è un’occasione unica, non solo per garantire la coerenza della policy, ma anche per assicurare l’inclusione sociale del processo di transizione ed evitare che certe fasce sociali rimangano svantaggiate.

Viviamo in tempi di grandi cambiamenti, è normale che ci sia qualche timore. Tuttavia più resistiamo al cambiamento più resteremo vittime dei suoi effetti. Tenendo conto che se siamo liberi nel scegliere come agire, siamo responsabili dalle conseguenze delle nostre scelte o della nostra indecisione.

 

1 https://www.eea.europa.eu/highlights/renewables-accounted-for-vast-majority

2 https://www.iea.org/newsroom/news/2018/march/global-energy-demand-grew-by-21-in-2017-and-carbon-emissions-rose-for-the-firs.html

3 Communication from the Commission COM(2018) 97 final - Action Plan: Financing Sustainable Growth

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