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News / Scelti da noi / 16-05-2018

70 miliardi per uscire dal carbone al 2030

Nel rapporto Oir (che viene presentato giovedì a Milano) il calcolo degli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi della Sen, che prevedono il passaggio alle energie pulite per il 55% del fabbisogno di energia

Quasi 70 miliardi di euro: sono gli investimenti per uscire definitivamente dal carbone in Italia e raggiungere l’obiettivo del 55 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. In pratica, è l’impegno finanziario che si rende necessario per traguardare le scadenze previste dalla Sen, la Strategia energetica nazionale, approvata dal governo uscente. E’ il dato contenuto nel rapporto annuale Oir, l’osservatorio sulle energie rinnovabili a cura di Agici-Finanza di impresa che viene presentato giovedì a Milano, al Centro congressi della Fondazione Cariplo, e che Repubblica è in grado di anticipare.
 
L’addio al carbone. La Sen si propone di perseguire gli obiettivi ambientali stabiliti dagli accordi di Parigi (Cop 21), garantendo allo stesso tempo la sicurezza degli approvvigionamenti e una sostanziale riduzione dei costi dell’elettricità per famiglie e imprese. Pare farlo, propone di abbandonare in via definitiva l’uso del carbone nelle centrali, aumentando la quota di rinnovabili che non saranno più incentivate grazie alla raggiungimento della grid parity tecnologica. Per farlo occorrono investimenti per la realizzazione di nuovi impianto, ovviamente. Secondo il rapporto Oir, però, la Sen sottovaluta il fabbisogno necessario e non tiene in considerazione un altro fattore fondamentale: la possibilità di “rinnovare” gli impianti esistenti anche per evitare il consumo eccessivo di suolo.
 
Cinque gigawatt all’anno. Per raggiungere l’obiettivo del 55 per cento di energia rinnovabile al 2030, bisognerebbe arrivare a 5 gigawatt di nuove installazioni all’anno, tra fotovoltaico e eolico anche utilizzando parte del parco esistente. Un risultato, in questo momento, lontanissimo da essere raggiunto: “L’attuale tasso è poco più di un sesto di quello richieste si legge nel rapporto – e non ci sono elementi per credere che in questo conteste del business as usual le cose possano cambiare”. In altre parole, occorrono interventi più incisivi per raggiungere l’obiettivo che si è dati la Sen, in sostanza arrivare a 5 gigawatt di energie verdi all’anno senza aumentare i costi in bolletta.

Secondo il rapporto, questo sarà possibile solo a due condizioni, una collegata all'altra. La prima: “Un’importante e imprescindibile opera di ammodernamento del parco esistente delle rinnovabili”. La seconda: “Installare oltre 4 gigawatt di potenza aggiuntiva all’anno nel periodo 2018-2030, sostanzialmente in marker parity e senza aumentare gli oneri in bolletta”.
 
Cosa accadrà al 2030? Secondo le previsioni (in un contesto di domanda di energia in crescita), si prevede l’uscita di scena del carbone e una diminuzione dell’apporto delle centrali a gas, da 184 a 108 terawattora. Mentre la generazione eolica dovrebbe triplicare e quella fotovoltaica raddoppiare
 
Utilizzare meno suolo. Va tenuto conto anche dell’invecchiamento degli impianti. Le rinnovabili, per certi versi, sono una tecnologia matura e ha bisogno di essere sostituita: il rapporto Oir stima che in Italia – attualmente - ogni anno venga “pensionato” una quota di impianti pari a quelli di nuova installazione. Anche questo dato rivela come sia necessaria una accelerazione per raggiungere gli obiettivi della Sen. Da qui l’importanza di agire anche sulla riqualificazione degli impianti esistenti, anche per la salvaguardia del territorio (che è pur sempre un obiettivo di tutela ambientale al pari della riduzione delle emissioni di CO2).
 
Per esempio, il rapporto stima che al 2030 ci sarà per il parco fotovoltaico “un aumento dell’efficienza dal 19 al 23,5% per cento con un risparmio di suolo di circa 54 chilometri quadrati. Per dare una idea la misura corrisponde ai più di 7,560 campi di calcio o l’estensione di una città come Varese o Treviso”. Il “revamping” delle centrali fotovoltaiche con almeno 10 anni porterebbe invece a un risparmio tra i 30 e i 75 chilometri quadrati. Per l’eolico, il rapporto Oir stima che il repowering dei vecchi impianti (in alternativa alla costruzione di nuovi) porterebbe a un risparmio tra i 3 e i 10 chilometri quadrati.
 
Costi sottostimati. Secondo l’Oir, per raggiungere gli obiettivo occorrono circa 69 miliardi al 2030, per una media di 5,3 all’anno. Contro una previsione della Strategia energetica nazionale pari a 37 miliardi. Un confronto, al momento, non è possibile, perché “nella Sen non vi è alcun riferimento al calcolo degli investimenti necessari”. A questi bisogna poi aggiungere gli investimenti previsto dalla Sen per lo sviluppo di reti e infrastrutture a sostegno delle nuove rinnovabili che dovranno essere installate (30 miliardi) e altri 12 miliardi per batterie, sistemi di accumulo e manutenzione delle centrali a gas per la tenuta in equilibrio del sistema.
 
Costi e leve necessarie. Gli investimenti da soli, anche tenendo conto della contrazione dei prezzi previsti per gli impianti tra il 2018 e il 2030, da soli non basterebbero per raggiungere gli obiettivi. Il rapporto si conclude, infatti, mettendo l’accento su alcune “leve” necessarie, da quelle regolatorie per facilitare una più rapida installazione di impianti rinnovabili, così come quelle di mercato per favorire la partecipazione delle rinnovabili ai servizi di vendita diretta di energia.

Fonte: Repubblica

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