L'agenda europea del Green Deal prevede quasi il raddoppio della capacità da fonti rinnovabili sul territorio: da 14 a 26 GW, nuova potenza che riguarda soprattutto il Piemonte, la regione regina dell'oro blu per numero di impianti idroelettrici.
Nel 2000 il Piemonte produceva 6 mila Twh di energia rinnovabile, il 99% o quasi da fonte idroelettrica. In vent’anni il contributo green è raddoppiato grazie soprattutto allo sviluppo del fotovoltaico (1.780 Twh), biomasse (1.600). «Ma se procediamo di questo passo, 1 gigawatt l’anno, e 5-7 anni per realizzare un impianto di fonti rinnovabili , centreremo gli obiettivi del Green Deal nel 2085 — lancia l’allarme Agostino Re Rebaudengo presidente di Elettricità Futura di Confindustria — Bisogna sburocratizzare il sistema. Ci vuole una semplificazione nazionale ma anche le Regioni e i Comuni hanno una grande responsabilità».
Il pubblico deve decidere su cosa puntare. Dopo un decennio di maglie larghe sulle agevolazioni al fotovoltaico, oggi non si parla d’altro che di idrogeno. «Molti osservatori parlano di transizione energetica. È sbagliato — spiega Ettore Bombard professore di sistemi elettrici presso l’Energy Center del Poli — dobbiamo usare il plurale: transizioni energetiche. Perché ogni scelta, se puntare su gas di sintesi, elettrico, idrogeno o fotovoltaico, determinerà un cambiamento nel modello di sviluppo».
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