Mettere mano al sistema del permitting, potenziare gli strumenti di partecipazione pubblica e ispirarsi al “modello Genova”: è questa la ricetta del nuovo ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per rilanciare il settore energetico. Nel corso dell’audizione di martedì scorso presso le commissioni Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato, Cingolani ha insistito sul concetto di “transizione burocratica”.
Le “inefficienze patologiche”
Quello che preoccupa il ministro non sono tanto le linee programmatiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio conosciuto come Recovery plan, da presentare a Bruxelles entro fine aprile, quanto piuttosto la sua attuazione. Con riferimento al tema del permitting degli impianti da fonti rinnovabili, il ministro ha ricordato che “recentemente l’efficienza realizzativa di nuove iniziative, ad esempio l’istallazione di rinnovabili, è stata pari a circa un decimo di quanto programmato, e mediamente ci sono voluti 4-5 anni per gli iter autorizzativi. Si tratta – ha puntualizzato – di “inefficienze patologiche che non potremo permetterci in fase di realizzazione dei programmi proposti dal Pnrr”.
Cingolani ha poi puntato il dito sul “meccanismo delle aste per gli impianti basati su fonti rinnovabili. Di recente in Spagna la domanda relativa agli impianti eolici è stata tre volte superiore all’offerta, mentre in Italia è stata aggiudicata meno di un quarto della capacità messa a gara”. Sempre in tema di rinnovabili, il ministero intende definire il decreto Fer2, che riguarda gli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Continua a leggere...