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News / News / 30-10-2023

Transizione energetica, conviene accelerare

L'articolo di Agostino Re Rebaudengo pubblicato su Nuova Energia

Condividiamo l'articolo di Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, pubblicato nel numero 3/2023 della Rivista Nuova Energia.

Nel mio ultimo articolo pubblicato su questa Rivista e scritto a fine luglio scorso, ho ricordato le gravi conseguenze dell’emergenza climatica per l’Italia e la necessità di accelerare la transizione energetica come soluzione per ridurre le emissioni di CO2, stabilmente e in modo rapido, e per rilanciare la competitività industriale e la crescita dell’economia.

Il 6 settembre 2023 la Banca Centrale Europea ha pubblicato The Road to Paris: stress testing the transition towards a net-zero. Il messaggio principale del Paper è: la transizione verde è necessaria a fronte della crescente gravità della crisi climatica, e accelerare la sua realizzazione è anche la scelta economicamente più conveniente per famiglie, imprese e banche.

Serve un’azione politica tempestiva e forte sottolinea la BCE, già nella precedente edizione dello stress test climatico del 2021 spiegava come i costi a breve termine di una transizione accelerata siano più che compensati dai benefici a lungo termine.

A Parigi, il 29 settembre 2023, si è svolta la Conferenza di alto livello sulla transizione energetica organizzata dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

IEA, BCE e BEI hanno mandato una richiesta netta e unanime ai Governi europei: accelerate la transizione energetica, avviate azioni coraggiose e al più presto, affinché l’Europa rimanga una potenza industriale competitiva a livello globale. Procrastinare farà aumentare i costi.

Il Direttore Esecutivo della IEA Fatih Birol aveva già invitato ad accelerare la transizione energetica commentando i risultati dello studio IEA pubblicato a settembre 2023 Net Zero Roadmap: oggi rispetto al 2021 la finestra di possibilità di mantenere l’aumento della temperatura a 1,5°C si è ristretta, e se questa finestra resta ancora aperta è soltanto grazie alla transizione energetica, ovvero grazie alla forte crescita delle tecnologie rinnovabili e dell’elettrificazione dei consumi.

Un tema di grande rilevanza collegato - anche - alla transizione energetica è la disponibilità di Materie Prime Strategiche.

Il 28 settembre a Parigi, la IEA ha organizzato il Vertice di alto livello sui minerali critici, dove ha sottolineato l’importanza di lavorare per minimizzare i rischi per i Paesi della dipendenza dalle importazioni di Materie Prime Strategiche e di tecnologie necessarie alla transizione energetica, agendo anche attraverso la promozione di tecnologie e strategie per migliorare l’efficienza delle risorse, così da aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento di tecnologie pulite.

Insieme alla IEA, a porre l’accento sull’importanza del riciclo per il recupero di Materie Prime Strategiche alla stessa Conferenza, è stato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin, che al Vertice ha definito il riciclo una vera e propria miniera urbana.

Credo davvero sia ora in Italia di smettere di screditare la transizione energetica usando la scusa di non avere le Materie Prime Strategiche.

Peraltro, è ora di finirla anche di equiparare la dipendenza dalle importazioni di tecnologie con la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.

Importare tecnologie per la transizione significa avere asset che ci consentiranno di produrre in autonomia e sostenibilità l’energia che ci serve, a costi competitivi per almeno 25 anni.

Invece, importare combustibili fossili significa aumentare la dipendenza energetica e avere costi, peraltro molto volatili, per il loro continuo approvvigionamento.

Come ha spiegato anche il Presidente delle BEI Werner Hoyer, fino a quando non completeremo la transizione energetica, rimarremo ostaggio dei capricci delle potenze straniere che controllano la fornitura di combustibili fossili: ogni volta che decidono di ridurre la produzione, i prezzi in tutta l’economia aumentano.

A giugno 2023, The European House - Ambrosetti ha aggiornato il suo studio del 2022 realizzato insieme ad Erion sulle Materie Prime Critiche, approfondendo la loro valenza strategica per il sistema industriale italiano ed europeo e individuando il contributo del riciclo dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) come leva per ridurre i rischi di approvvigionamento per l’Italia.

L’Italia con il suo 38% è il primo Paese europeo per incidenza delle Materie Prime Critiche sul PIL (ovvero 700 miliardi su circa 1.900 miliardi di PIL).

A fronte di questo quadro, è necessario accelerare le leve che riducono la dipendenza dall’estero per queste materie, tra cui la ricerca, l’innovazione tecnologica e l’economia circolare, in particolare la raccolta e il riciclo dei RAEE.

Nel settore elettrico e negli accumuli bisognerebbe investire di più nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e di batterie che consentano di non utilizzare o di ridurre l’impiego di questi materiali critici (la giapponese Toyota, per esempio, sta investendo per realizzare nuove batterie).

Le idee non mancano, sono convinto che presto avremo batterie a flusso, ai sali, in grafene o nanotubi di carbonio.

In parallelo, è sulla nostra leadership nell’economia circolare che dobbiamo puntare. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo dei rifiuti speciali e urbani, riusciamo a riciclare ben l’84%.

La gran parte dei materiali critici utili per la transizione energetica si trova nei RAEE.

Se in Italia si raggiungesse il 65% di raccolta di RAEE (come prevede il target europeo) e si realizzassero gli impianti per il loro riutilizzo, il nostro Paese potrebbe recuperare circa 17 mila tonnellate di Materie Prime Critiche, pari al 25% di quelle importate dalla Cina nel 2021! Da campioni di economia circolare possiamo anche arrivare a superare l’obiettivo europeo del 65% per i RAEE, come siamo riusciti a fare per i rifiuti.

Possiamo farlo a condizione di dare davvero un colpo di reni alla circolarità dei RAEE, perché attualmente in Italia soltanto il 37% dei RAEE viene raccolto, a fronte del 46% della media europea, siamo infatti tra i 5 Paesi meno virtuosi, davanti solo a Portogallo, Cipro, Malta e Romania.

Non è solo un problema di volumi raccolti, ma anche di dotazione impiantistica: secondo lo studio Ambrosetti, ad oggi in Italia non esistono impianti in grado di recuperare le Materie Prime Critiche dai RAEE.

Anche secondo Cassa Depositi e Prestiti la circolarità aprirebbe una miniera di Materie Prime Critiche, secondo un loro studio, grazie al riciclo delle batterie esauste, l’Europa potrebbe soddisfare al 2040 oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) necessaria alla mobilità elettrica.

L'articolo pubblicato su Nuova Energia 3/2023

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