Il repowering degli impianti eolici rappresenta oggi una delle strategie più efficaci per accelerare la decarbonizzazione del sistema energetico europeo, ottimizzando l’uso delle infrastrutture esistenti e integrando le più recenti innovazioni tecnologiche. Il nuovo report realizzato da Wind Europe, l’associazione europea del settore eolico, offre una panoramica dettagliata su 400 progetti di repowering tracciati in Europa, evidenziando trend, benefici e criticità di questa pratica.
Il repowering consiste nella sostituzione totale o parziale delle turbine di un parco eolico (o di un impianto fotovoltaico) giunto a fine vita tecnica, generalmente dopo circa 20 anni di esercizio. Si distinguono due principali modalità: il repowering parziale, che prevede l’upgrade di componenti chiave (come drivetrain e rotore), e il repowering totale, con la sostituzione completa delle macchine. Questa operazione consente di sfruttare le aree già autorizzate, riducendo i tempi e i costi legati a nuove procedure autorizzative e minimizzando l’impatto ambientale e paesaggistico.
I numeri del repowering in Europa: meno turbine, più potenza
L’analisi Wind Europe mostra che nel 68% dei progetti il numero di turbine viene ridotto, grazie all’installazione di macchine di nuova generazione, più potenti ed efficienti. Nei principali mercati europei – Germania, Francia, Austria, Italia e Spagna – la diminuzione del numero di turbine varia dal 29% al 64%, con punte particolarmente significative in Germania e Austria. In Italia, il trend è analogo: la sostituzione delle vecchie turbine con modelli più performanti consente di ridurre l’impatto visivo e ottimizzare l’uso del territorio.
La potenza media delle nuove turbine installate cresce in modo sostanziale: si passa da valori storici di 1,5–1,8 MW a generatori che raggiungono i 6 MW in Germania e i 4,4 MW in Italia. Questo upgrade tecnologico si traduce in una capacità installata complessiva più che raddoppiata (+220% in media), con un incremento del rapporto potenza nuova/vecchia di 4,6 volte. In termini pratici, dopo il repowering, il numero medio di turbine per impianto si riduce del 32%, mentre la potenza media per singola turbina aumenta di quasi cinque volte.
Implicazioni per policy maker e operatori
La decisione di procedere al repowering è influenzata da diversi fattori: la redditività degli impianti esistenti, i progressi tecnologici, le limitazioni legate all’uso del suolo e le politiche di sostegno nazionali ed europee. Il repowering permette di ottimizzare l’occupazione territoriale, riducendo l’impatto visivo e ambientale, e di integrare le più recenti innovazioni in termini di performance, affidabilità e digitalizzazione. Dal punto di vista ambientale, la riduzione del numero di turbine e l’aumento della potenza installata consentono di produrre più energia pulita con minore impatto sul paesaggio e sulla biodiversità. Dal punto di vista economico, il repowering garantisce una maggiore efficienza operativa, riduce i costi di manutenzione e favorisce la competitività delle rinnovabili rispetto alle fonti fossili.
Il report Wind Europe sottolinea come il repowering rappresenti una risposta concreta alle sfide della decarbonizzazione, offrendo benefici sia in termini di efficienza che di sostenibilità. Per i policy maker e gli operatori del settore, favorire la diffusione di questi interventi significa accelerare il raggiungimento degli obiettivi climatici europei, valorizzando al massimo il potenziale delle infrastrutture esistenti e semplificando i processi autorizzativi.
In particolare, il repowering può contribuire al raggiungimento dei target PNIEC, promuovendo una crescita sostenibile e resiliente del settore eolico. La collaborazione tra istituzioni, associazioni di settore e operatori industriali sarà fondamentale per superare le barriere normative e favorire la diffusione delle migliori pratiche.
In un recente speciale di RiEnergia dedicato al repowering, Elettricità Futura ha condiviso i risultati del suo studio, in cui emerge come il repowering sia la leva più efficace per colmare il divario tra fabbisogni e realizzazioni - perché consente di aumentare la potenza e la produttività intervenendo su infrastrutture già autorizzate – mentre quattro aziende associate (Delos Power, Engie, ERG, Sorgenia) hanno raccontano esperienze e best practice sul campo.