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News / News / 09-02-2023

Corriere della Sera: La svolta elettrica in Italia: «L’84% dell’energia sarà prodotta da rinnovabili»

Fausta Chiesa intervista Agostino Re Rebaudengo

Arrivare all’84% dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili entro otto anni, dal 35% attuale. Questo l’obiettivo principale del Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura, che prevede di allacciare alla rete 85 Gigawatt di nuove rinnovabili, un programma per l’accumulo (le batterie) da 80 GWh (Gigawattora), con 320 miliardi di investimenti. L’energia elettrica nel 2022 è stata prodotta al 55% con il gas (circa 25 miliardi di metri cubi). Con gli 85 GW green previsti dal Piano il consumo di gas del settore scenderà a circa 7 miliardi di metri cubi.

Lo sviluppo — in base allo studio «La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030» di Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura e presentato ieri a Roma davanti ai ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso — porterebbe oltre 360 miliardi di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro. Oltre a una riduzione delle emissioni pari a 270 miliardi di metri cubi di CO2 in meno.

«Abbiamo l’opportunità di produrre più energia utilizzando le fonti rinnovabili», ha detto Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. «I consumi di energia elettrica al 2030 arriveranno a 360 TWh - ha proseguito - per essere più indipendenti è importante crescere nella produzione del nostro Paese».

Per realizzare il piano — spiega Re Rebaudengo — bisogna passare da un Gigawatt autorizzato all’anno come nel 2022 a 10 GW all’anno. E questo richiede di velocizzare i tempi dell’iter autorizzativo». Sulle autorizzazioni «siamo i peggiori in Europa per tempi e costi». Finora gli interventi di semplificazione e il lavoro delle Commissioni hanno migliorato una situazione drammatica, ma non risolto il problema». Un altro scoglio alla crescita di eolico e solare è l’individuazione delle aree idonee. «Riteniamo — dice Re Rebaudengo — che le aree potenzialmente idonee siano tutte quelle che non hanno vincoli morfologica, normativa o di destinazione d’uso. Secondo lo studio Terna-Snam, queste aree sono circa il 27% della superficie. Per raggiungere il nostro obiettivo basta lo 0,3% del territorio».

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