I livelli dei tre principali gas serra a lunga vita (anidride carbonica, metano e protossido di azoto) hanno raggiunto nuovi massimi storici nel 2024. Questo è il severo monito lanciato dal WMO Greenhouse Gas Bulletin n. 21 (World Meteorological Organization), che individua nel controllo dell’anidride carbonica (CO2) il fattore di maggiore e immediata urgenza per la transizione energetica globale. La concentrazione media globale di CO2 alla superficie terrestre ha toccato i 423.9 ppm.
Il dato più allarmante è l'incremento registrato tra il 2023 e il 2024: un aumento di 3.5 ppm. Si tratta del più grande balzo annuale in un solo anno da quando sono iniziate le misurazioni moderne nel 1957. Un aumento che supera ampiamente il precedente record del 2015-2016 e l'incremento di 2.4 ppm registrato tra il 2022 e il 2023.
Il picco è il risultato di una combinazione pericolosa: la continua emissione di CO2 fossile, che si è mantenuta al livello record di 10.2 GtC/anno, unita a un rallentamento della capacità di assorbimento dei "pozzi" naturali di carbonio, ovvero oceani ed ecosistemi terrestri. Il report evidenzia che il declino di questi assorbitori naturali è responsabile di 1.1 ppm/anno di crescita aggiuntiva di CO2 rispetto all'anno precedente. L'indebolimento di questi "serbatoi" naturali è un chiaro segnale di potenziale feedback climatico che rischia di accelerare il riscaldamento globale.
A contribuire a questo bilancio si sono aggiunte le emissioni eccezionalmente alte da incendi. Le condizioni di grave siccità, aggravate anche dal fenomeno El Niño 2023-2024 che ha reso il 2024 l'anno più caldo mai registrato, hanno portato a una attività di incendi record, in particolare in Amazzonia e in Africa meridionale. Solo in Amazzonia, le emissioni totali di CO2 e quelle derivanti dagli incendi sono risultate le più alte nel 2024.
Di fronte a questo scenario, l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ribadisce che la priorità assoluta dell'azione climatica deve essere il raggiungimento di zero emissioni antropogeniche di CO2. L'anidride carbonica, infatti, è responsabile di circa l'81% dell'aumento del radiative forcing (l'indice di riscaldamento) registrato dal 1990 e, una volta emessa, continua a impattare il clima "indefinitamente" a causa del suo lunghissimo tempo di permanenza nell'atmosfera.
Il metano (CH4) ha anch'esso raggiunto un nuovo picco (1942 ppb), ma l'aumento annuale è stato inferiore rispetto alla media dell'ultimo decennio. Il WMO ricorda che, a differenza della CO2, le fonti antropogeniche di metano sono dominate principalmente dall'agricoltura e dai rifiuti, e non dai combustibili fossili. Tuttavia, la battaglia cruciale per stabilizzare il clima rimane focalizzata sulla decarbonizzazione e sulla riduzione delle emissioni di CO2 fossile.
Di conseguenza, l'unica risposta strutturale all’aumento delle emissioni di CO2 è l'accelerazione della transizione energetica. In particolare, le fonti rinnovabili sono l'unica tecnologia matura e scalabile che permette di decarbonizzare la produzione elettrica in modo rapido e sostenibile. Sostituire le fonti fossilicon l'energia pulita non solo abbatte direttamente le emissioni di CO2 nel settore energetico, ma abilita anche una elettrificazione sostenibile di trasporti, industria e riscaldamento, moltiplicando l'effetto di riduzione. L'incremento degli investimenti e l'eliminazione delle barriere burocratiche per l'installazione di nuovi impianti rinnovabili rappresentano la via maestra per contrastare l'incremento di CO2 e centrare gli obiettivi di Net Zero stabiliti a livello internazionale.
