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News / News / 14-09-2017

Ripartire dai punti di ricarica

Condividiamo l’articolo pubblicato la settimana scorsa sul The Economist “An infrastructure for charging electric vehicles takes shape” che dimostra quanto sia diventata cruciale la realizzazione di un’adeguata infrastruttura dei punti di ricarica per poter incentivare i veicoli elettrici

L’ansia da autonomia e la paura che il veicolo elettrico si possa scaricare prima di raggiungere il punto di ricarica, è una preoccupazione presente in tutti i dibattiti sulla mobilità sostenibile. La Nissan LEAF, il modello di auto elettrica più venduta al mondo, ad esempio, nel 2013 aveva un’autonomia di 120 km, mentre oggi i veicoli a combustione interna con il serbatoio pieno, possono percorrere dai 650 agli 800 km. E’ certo però che il mondo sarà guidato dall’auto elettrica: paesi come la Francia e il Regno Unito hanno pianificato di sostituire il parco auto con veicoli elettrici entro il 2040. “The Economist” sostiene, inoltre, che alcune criticità come i costi della batteria e di mantenimento dei veicoli elettrici, saranno presto risolti grazie alle economie di scala e all’evoluzione delle tecnologie.

Rimane però la preoccupazione dei sistemi di ricarica, di dove e come saranno implementati nelle zone urbane e in quelle extraurbane. Infatti se prima non vengono rassicurati i potenziali automobilisti e l’opinione pubblica sulla disponibilità dei punti e sulla velocità di ricarica, la transizione verso i veicoli elettrici rimarrà ferma al punto di partenza. Occorre concentrarsi sui punti di ricarica per le batterie, che in media oggi hanno un’autonomia di 190 km.
Diamo uno sguardo al mercato: l’ultimo modello di Nissan LEAF, presentata lo scorso 6 settembre, ha un’autonomia di 400 km. Cambio di passo anche per Tesla che già nel 2012 produceva il Model S, lussuoso veicolo elettrico che garantiva un’autonomia di 500 km, la stessa raggiunta oggi con il Model 3, un modello più economico e rivolto a un pubblico di massa.

I futuri acquirenti di auto elettrica devono essere consapevoli che la media dei chilometri effettuati da un autista quotidianamente è, nel 75% dei casi, minore di 100 km al giorno. La distanza media che un autista inglese percorre è di 40 km a giorno, un autista americano di 70 km. I veicoli elettrici sono acquistati da un target medio - alto, che possiede quindi un parcheggio con un punto di ricarica privato. Più del 90% delle ricariche viene effettuato infatti in maniera domestica, come affermano i costruttori stessi. La durata della ricarica domestica è però più lenta: un sistema domestico di ricarica residenziale di 3,5 KW ricaricherà la batteria di una piccola auto in circa 8 ore: lo stesso tempo che occorre a una ricarica domestica di 7 KW per rifornire la batteria della Tesla. Invece un veicolo elettrico di piccole dimensioni si ricarica in 4 ore.

Tesla sta pianificando di espandere il proprio network di ricariche a livello mondiale portando a 10.000 le stazioni di “super ricarica” da 145 KW, permettendo così un rifornimento dalla durata di 40 minuti. La Nissan ha una rete di 4.000 punti di ricarica. L’anno scorso Daimler, BMW, Volkswagen e Ford hanno annunciato di voler istallare 400 punti di ricarica da 350 KW in Europa, che permetteranno ai veicoli di piccole dimensioni di caricare la batteria in 4 minuti e a quelli di grande dimensioni in 12 minuti.

Il compito delle amministrazione e del governo è di implementare un sistema di ricarica efficiente nelle città metropolitane e non solo. Londra ha annunciato di introdurre 1.500 nuovi punti di ricarica entro il 2020. Francia, Germania, Norvegia, Danimarca sono i paesi che più si stanno spendendo per introdurre un sistema di ricarica pubblica efficiente. La Cina, pioniere del settore, ha infine installato quest’anno 800.000 punti di ricarica pubblici, inclusi 100.000 semi pubblii. 

Consulta l’articolo sul The Economist

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