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Policy / Transizione energetica e procedure autorizzative

Consultazione preliminare PREAC Lombardia (Misure di Piano)

Osservazioni Elettricità Futura (06/05/2022)


Elettricità Futura ha trasmesso a Regione Lombardia, nell’ambito dall’Osservatorio economia circolare e transizione energetica, le proprie osservazioni in merito alla consultazione preliminare relativa alle Misure di Piano per l’attuazione degli obiettivi previsti nel prossimo Piano Regionale Energia, Ambiente e Clima.


Leggi il documento integrale.

Osservazioni generali

Elettricità Futura pur accogliendo positivamente la scelta della Regione Lombardia di coinvolgere i partecipanti dell’Osservatorio nel processo di definizione delle proposte relative alle misure da introdurre nell’ambito del Piano Regionale Energia, Ambiente e Clima (PREAC), segnala che la modellazione che sta alla base della individuazione delle stesse, formalmente non oggetto di raccolta contributi, presenta alcuni aspetti critici che riteniamo utile segnalare in premessa.

L’Associazione ritiene infatti che alcuni degli assunti, delle ipotesi e in special modo dei “limiti politici” introdotti nel modello di ottimizzazione elaborato dal Politecnico di Milano, di cui purtroppo non è facile ricostruire la genesi sulla base della documentazione condivisa, ma che sono tuttavia emerse nell’ambito dell’incontro di presentazione del programma dei lavori, siano non del tutto condivisibili.

Il modello utilizzato dal Politecnico, infatti, individua il mix ottimale per soddisfare la domanda nei vari settori al costo minimo di sistema proprio considerando limiti tecnici (es. disponibilità risorse) e limiti politici (es. vincoli a emissioni, disponibilità aree) purtroppo non del tutto trasparenti che ovviamente condizionano molto i risultati dello stesso.

Alcuni degli elementi critici che riteniamo opportuno evidenziare prima di entrare nel dettaglio degli spunti sulle schede di consultazione riguardano la stima relativa allo sviluppo del FV per il quale il modello non includerebbe in alcun modo le superfici agricole e le considerazioni relative all’idrogeno che, perlomeno limitatamente al periodo considerato 2022-2030, risulterebbe non conveniente e sul quale non si prevedono misure per lo sviluppo.

Riteniamo che per il FV in aree agricole tale approccio sia in evidente contrasto con la politica nazionale che in queste settimane è impegnata in azioni volte alla semplificazione delle procedure autorizzative FER e al contempo ad eliminare per alcune tipologie di aree agricole (in assenza di vincoli paesaggistici e su beni culturali, entro 500 metri da zone a destinazione industriale/artigianale/commerciale) e per talune tipologie impiantistiche (agrivoltaico) i vincoli di accesso ai meccanismi di incentivazione.

Tale sforzo, reso necessario per raggiungere gli obiettivi nazionali al 2030 “Fit For 55”, diventa oggi sempre più urgente alla luce del conflitto in atto e della necessità di guadagnare quanto prima maggiore indipendenza energetica.

Inoltre, tale forma di divieto assoluto sembra essere frutto di una errata percezione della magnitudo del fenomeno e degli impatti sul suolo causati dagli impianti a fonti rinnovabili: uno stima EF ha messo infatti in luce che tutta la capacità rinnovabile di rilevante taglia, attesa al 2030, comporterà una occupazione del suolo decisamente limitata, stimabile in meno dello 0,5% dell’intero territorio nazionale. In aggiunta, l’impatto è altrettanto limitato se si fa riferimento ai terreni agricoli. In questo caso, pur assumendo una occupazione di soli terreni agricoli per la realizzazione della nuova capacità rinnovabile, il suolo impegnato sarebbe pari a circa l’1% di quello disponibile in tutto il Paese.

Apprezziamo l‘attenzione della Regione alla necessità di rivedere al rialzo gli obiettivi regionali al 2030 adottati nel recente atto di indirizzo, tenendo in considerazione i nuovi e più ambiziosi obiettivi “Fit For 55”. A tal proposito segnaliamo però che tale esercizio dovrebbe tenere in considerazione, per quanto possibile, il percorso parallelo di definizione dei subbiettivi regionali di cui al burden sharing.

Tra le strade per perseguire gli obiettivi regionali si suggerisce l’opportunità derivante dall’incremento del livello di efficienza energetica nei consumi finali relativi al riscaldamento e raffrescamento degli edifici e si suggerisce di includere lo sviluppo delle reti di teleriscaldamento/teleraffrescamento efficienti. Un contributo importante in questo senso può essere fornito dal recupero di fonti rinnovabili termiche (ie. pompe di calore), recuperi di calore industriale e cogenerazione ad alto rendimento anche per il tramite di reti/dorsali di dimensione sovra comunale e regionale.

Considerando queste premesse parte integrante delle nostre osservazioni seguono ai paragrafi successivi considerazioni puntuali relative alle singole schede di misure del piano da adottare.

Osservazioni di dettaglio

Scheda Sviluppo comunità energetiche

La scheda prevede la promozione della diffusione di energie rinnovabili tramite comunità energetiche rinnovabili (CER) e progetti di autoconsumo collettivo. Nelle CER il fotovoltaico sarà senza dubbio la fonte di produzione energetica d’elezione nei contesti più altamente urbanizzati poiché apre al possibile utilizzo di coperture anche diverse da quelle di competenza del consumatore. Segnaliamo però l’opportunità di indagare maggiormente ulteriori specifiche realtà territoriali montane, rurali o i centri più periferici in cui la CER potrà utilizzare fonti locali e risorse di cui dispongono tali realtà, come acqua e boschi, legandosi a fonti di energia rinnovabile locali come la biomassa e biogas, cogenerazione oppure il piccolo idroelettrico.

Suggeriamo pertanto di integrare la scheda relativa alla promozione delle comunità energetiche prevedendo espressamente anche altre FER, e l’integrazione delle stesse con adeguati sistemi di accumulo e infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici.

In merito alla Partecipazione e al Networking suggeriamo il coinvolgimento permanente delle associazioni di categoria oltre che dei principali player energetici operanti nel territorio, affinché operino anche nella veste di “facilitatori”, in grado di contribuire all’incontro tra le diverse tipologie di soggetti che, anche alla luce dell’evoluzione normativa, possono far parte delle comunità energetiche.

Inoltre, sempre rispetto alla Partecipazione e al Networking, ricordiamo che la modalità di messa a disposizione dei dati sui perimetri di appartenenza alle CER verrà comunque definita dall'ARERA con un apposito provvedimento ed è comunque previsto che tali dati vengano resi pubblici (il processo di definizione di tali regole, come noto, si concluderà entro settembre p.v.).

Scheda Sviluppo fotovoltaico a terra

La scheda prevede la promozione e lo sviluppo del fotovoltaico collocato a terra poiché ritenuto elemento cruciale nel percorso di decarbonizzazione.

Suggeriamo di introdurre tra le misure di regolazione e semplificazione l’individuazione delle aree idonee per lo sviluppo di impianti da FER. L’individuazione delle aree idonee costituisce infatti un passaggio fondamentale per accelerare la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e traguardare i target di decarbonizzazione del Paese. Le aree idonee dovranno interessare quote di territorio più ampie possibili, non limitandosi alle aree strettamente necessarie per raggiungere i sotto target regionali di burden sharing. Ciò, anche al fine di garantire un adeguato livello di competitività del mercato e evitare pertanto il rischio di speculazioni immobiliari (i terreni ricadenti nelle aree idonee acquisirebbero un valore di mercato enormemente superiore alle aree circostanti). Tra le aree da considerare idonee dovranno essere immediatamente ricomprese quelle in cui sono già presenti impianti FER nonché quelle agricole ricomprese all’art. 20, comma 8, lettera c ter del D.Lgs. 199/2021 (come da ultimo modificato da D.L. 17/2022). La classificazione delle aree idonee non dovrà in ogni caso e in alcun modo tradursi nell’automatica classificazione delle aree che non siano incluse in questo perimetro come “aree NON idonee”. L’individuazione delle aree idonee è, infatti, una delle leve per la semplificazione degli iter autorizzativi poiché art. 22 del D.Lgs.199/2021 prevede che i progetti di impianti FER in tali aree dovranno seguire processi autorizzativi più semplici con iter abbreviati (cd. “fast track”).

Segnaliamo inoltre che modello del Politecnico di Milano non sembra tenere in considerazione un fattore fondamentale per poter consentire di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione prefissati dalla Regione in materia di fotovoltaico a terra quale il costo dei terreni in area industriale. Il costo dei terreni industriali in Lombardia, considerata anche la minor producibilità degli impianti rispetto ad altre regioni italiane, è un fattore che può significativamente inficiare la sostenibilità economica degli impianti fotovoltaico a terra in area industriale. È quindi necessario calibrare gli obiettivi di installazione di fotovoltaico a terra e dunque i target di potenza installata rispettivamente su area agricola e su area industriale tenendo in considerazione anche la fattibilità tecnico-economica degli impianti, che in area industriale non è sempre garantita.

In merito allo sviluppo dell’agrivoltaico che, oltre ai fondi del PNRR, beneficerà anche dei nuovi meccanismi di incentivo in via di definizione in ottemperanza al D.Lgs. 199/2021 e al D.L. 17/2022, si suggerisce, nell’elaborazione delle linee guida previste, di non imporre specifiche restrizioni che si pongano in contrasto con la normativa nazionale. Una cristallizzazione dei parametri diversi da quelli nazionali potrebbe infatti creare dei seri limiti allo sviluppo dell’agro-fotovoltaico con conseguenze negative sia per il mondo energetico che quello agricolo. Inoltre, la ricerca e lo sviluppo tecnologico della tecnologia agro-fotovoltaica è in continua evoluzione con applicazioni che variano dalla pastorizia all’ortofrutta con esternalità positive e aumento di produzione agricola significative grazie anche all’utilizzo di soluzioni tecnologiche e strutturali diverse. Suggeriamo pertanto di utilizzare la definizione prevista dalla normativa nazionale.

In merito alla Partecipazione e al Networking suggeriamo il coinvolgimento permanente delle associazioni di categoria oltre che dei principali player energetici operanti nel territorio.

Scheda Sviluppo fotovoltaico su tetto

La scheda prevede elementi informativi che possano facilitare lo sviluppo del fotovoltaico sui tetti, attribuendo rilevanza alle ultime semplificazioni normative intervenute.

A tal proposito, suggeriamo di adeguare ulteriormente le informazioni contenute nel documento, considerando l’aggiornamento che interesserà la possibilità di avvalersi del modello unico per impianti integrati sui tetti fino alla potenza di 200 kW.

Sarà importante inoltre strutturare adeguate politiche informative e formative nei confronti dei cittadini, con l’obiettivo di evidenziare le semplificazioni di cui è possibile beneficiare e anche di favorire lo sviluppo di gruppi di autoconsumatori collettivi che operano nell’ambito del medesimo edificio o condominio/supercondominio.

Scheda Sviluppo biomasse solide

La scheda sullo sviluppo delle biomasse solide si focalizza sul teleriscaldamento a biomassa nelle aree montane.

Pur condividendo l’opportunità di sviluppo di questa filiera, suggeriamo di non circoscrivere l’impiego della biomassa solida alla sola generazione di energia termica fornita attraverso reti di teleriscaldamento ma contemplare l’eventuale generazione combinata di elettricità e calore attraverso impianti anche non connessi a reti TLR (ad esempio cogenerazione al servizio di utenze energivore).

Tra le misure di sostegno potrebbero essere previsti meccanismi per favorire l’ammodernamento del parco impianti esistente – asset il cui valore e contributo alla generazione di energia risulta ancor più evidente oggi, a causa della crisi energetica in corso – ma anche specifiche misure per favorire ad esempio l’impiego di biomasse residue in impianti al servizio di contesti industriali regionali di cui possano soddisfare i consumi di elettricità e calore. Questi ultimi interventi andrebbero inoltre estesi non solo alla filiera della biomassa solida ma anche liquida e potrebbero essere richiamati anche nella scheda relativa alle misure per l’economia circolare.

 

Scheda Misure in ambito agricolo

La scheda prevede che le misure per favorire la riduzione delle emissioni climalteranti nell’ambito agricolo siano legate principalmente alla produzione di biogas e biometano per immissione in rete, e alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed in particolare da biogas e fotovoltaico.

Per quanto riguarda nello specifico biogas e biometano suggeriamo di prevederne un impiego flessibile, calibrato in funzione delle potenzialità e delle esigenze del territorio presso il quale il biogas o biometano è prodotto, senza pertanto escludere l’ipotesi che sia impiegato anche per la generazione di energia per dedicarlo esclusivamente all’immissione in rete.  

Suggeriamo di completare il quadro delle possibili soluzioni tecnologiche da utilizzare nell’ambito di questi sistemi includendo gli impianti idroelettrici per il recupero di salti all’interno delle reti dei consorzi di bonifica e irrigazione e il FV galleggiante nell’ambito di invasi di accumulo esistenti ad uso irriguo o plurimo.

Suggeriamo di introdurre tra le misure di regolazione e semplificazione l’individuazione all’interno delle aree idonee per lo sviluppo di impianti da FER specifiche relative alle aree agricole secondo quanto disposto dall’art. 20, comma 8, lettera c ter del D.Lgs. 199/2021 includendo esclusivamente per gli impianti fotovoltaici, anche con moduli a terra, in assenza di vincoli su beni culturali e paesaggio:

  • le aree classificate agricole, racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, nonché le cave e le miniere;
  • le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri da aree interne agli impianti e agli stabilimenti industriali;
  • le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri.

Relativamente alle incentivazioni quindi riteniamo utile vengano segnalati i Fondi PNRR relativi alla gestione delle risorse idriche che comprendono intervenenti su invasi esistenti e la realizzazione di nuovi e quelli legati allo sviluppo delle green communities:

  • M2C4.4 Garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime - Investimento 4.1: Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico: che prevede lo sviluppo di investimenti che mirano a garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, andando ad agire attraverso una manutenzione straordinaria sugli invasi e completando i grandi schemi idrici ancora incompiuti con invasi per l’accumulo della risorsa che potrebbero essere dotati di impianti idroelettrici.
  • M2C1.3 Sviluppare progetti integrati - Investimento 3.2 - Green communities: che prevede lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che intendano sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono tra cui, in primo luogo, acqua, boschi e paesaggio, anche mediante la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, biomasse, biogas, cogenerazione e biometano.

In merito alla Partecipazione e al Networking suggeriamo il coinvolgimento permanente delle associazioni di categoria oltre che dei principali player energetici operanti nel territorio.

Scheda Misure di economia circolare (ambito rifiuti)

La scheda prevede una specifica caratterizzazione del trattamento dei rifiuti. In ottica di integrazione dell’economia circolare che sia trasversale in tutti gli ambiti suggeriamo di introdurre nella scheda altre tipologie di recupero promuovendo così un approccio diffuso e sistemico.

Per il settore fotovoltaico, ad esempio, che riveste un ruolo cruciale in termini di numeri per la regione Lombardia, è indispensabile affrontare anche il tema del fine vita, per garantire una corretta gestione dell’ingente quantità di pannelli, che negli anni a venire saranno oggetto di progressivo smaltimento. Suggeriamo pertanto di porre particolare attenzione alla possibilità di garantire, in coordinamento con le disposizioni nazionali, il corretto smaltimento dei pannelli fotovoltaici, anche considerando le diverse possibilità di riutilizzo che potrebbero restituire valore a moduli non più performanti e competitivi, ma comunque funzionanti. 

Negli impianti idroelettrici si potrebbe invece pensare di valorizzare, recuperandolo, il materiale, per la quasi totalità di natura organica (tronchi e ramaglie di grandi dimensioni ed altro materiale organico come fogliame) che si accumula all’interno delle griglie che stanno a monte degli impianti, sulle opere di presa (in gergo definito “sgrigliato”). Attualmente, come avviene per i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali, risulta estremamente difficile qualificare tale materiale come sottoprodotto e quindi viene gestito come rifiuto. Tale gestione comporta ingenti costi sia economici che gestionali, oltre che lo smaltimento di residui di matrice organica che potrebbero in alternativa essere destinati a recupero di materia o di energia. Al fine di valorizzare, dunque, il legname recuperato dallo sgrigliamento proveniente da attività di pulizia dei corsi di acqua la scheda potrebbe prospettare un intervento regolamentare atto a semplificare la gestione di tale materiale che potrebbero essere utilizzati per la produzione di ammendante che possa tornare ad arricchire i suoli dei nutrienti e della sostanza organica persi, nonché, in seconda istanza, per fini energetici.

Suggeriamo pertanto che agli operatori idroelettrici venga data la possibilità di organizzarsi, anche in forme aggregate o consortili (es. per aste fluviali), per una gestione comune e tracciata di questi materiali, la loro separazione e destinazione ai diversi usi alternativi al conferimento in discarica.

Per quanto riguarda infine in particolare il potenziale di valorizzazione energetica di scarti e rifiuti, suggeriamo di menzionare anche la filiera dei sottoprodotti e l’importanza di favorire l’impiego di residui a matrice organica di varia natura derivanti dalle filiere agricole e industriali presenti nel territorio lombardo.

In merito alla Partecipazione e al Networking suggeriamo il coinvolgimento permanente delle associazioni di categoria oltre che dei principali player energetici operanti nel territorio.


Scheda Sviluppo idroelettrico

La scheda prevede un obiettivo di sviluppo del settore idroelettrico pari a 300MW di potenza installata aggiuntiva (+6% rispetto alla potenza attuale).

L’obiettivo però parrebbe far riferimento al solo contributo del repowering degli impianti esistenti senza citare obiettivi di nuova capacità, che sebbene limitati, potrebbero ulteriormente declinarsi in impianti di piccola taglia installati nell’ambito di realtà già antropizzate come reti e canali esistenti, nonché acquedotti, per il recupero salto, nonché in contesti naturali qualora abbiano caratteristiche di ridotto impatto ambientale e/o nell’ambito dello sviluppo di comunità locali e per soluzioni di autoconsumo, anche a favore di rifugi. Andrebbero inoltre considerate le possibilità di sviluppo di nuovi impianti di produzione idroelettrica che siano a servizio degli ulteriori di invasi per l’accumulo della risorsa previsti nel PNRR per aumentare la resilienza del sistema idrico. Suggeriamo pertanto di introdurre nell’obiettivo anche una stima di tale fattispecie di impianti nuovi. 

Segnaliamo inoltre nell’ambito degli invasi idroelettrici (ma anche bacini artificiali ad altro uso) si stanno sviluppando soluzioni tecnologiche che prevedono installazione del fotovoltaico flottante e che potrebbero ugualmente essere introdotte nell’ambito delle misure di sviluppo FER, tenendo conto della necessità di prescindere da un’eventuale classificazione delle aree come ad uso agricolo.

Suggeriamo anche in questo caso di introdurre tra le misure di regolazione e semplificazione l’individuazione delle aree idonee per lo sviluppo di impianti da FER, nonché intervenire per sbloccare i procedimenti di rinnovo per piccole derivazioni idroelettriche che ad oggi risultano sospesi in alcune delle Provincie lombarde.

Relativamente alle incentivazioni anche per questa scheda potrebbe essere citato il decreto incentivi per la produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili (artt. 5 e 6 del D.Lgs. 199/2021) da emanare. Inoltre, potrebbero essere citati i Fondi PNRR relativi alla gestione delle risorse idriche che comprendono intervenenti su invasi esistenti e la realizzazione di nuovi e quelli legati allo sviluppo delle green communities:

  • M2C4.4 Garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime - Investimento 4.1: Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico: che prevede lo sviluppo di investimenti che mirano a garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, andando ad agire attraverso una manutenzione straordinaria sugli invasi e completando i grandi schemi idrici ancora incompiuti con invasi per l’accumulo della risorsa che potrebbero essere dotati di impianti idroelettrici.
  • M2C1.3 Sviluppare progetti integrati - Investimento 3.2 - Green communities: che prevede lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che intendano sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono tra cui, in primo luogo, acqua, boschi e paesaggio, anche mediante la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici oltre a biomasse, biogas, cogenerazione e biometano.

Suggeriamo, inoltre, di prevedere eventuali misure di premialità, ove possibile, cumulabili con il ritiro dedicato anche a prezzi minimi garantiti, nonché con altre forme di sostegno di carattere nazionale rilasciate dal GSE per l’esecuzione di interventi aggiuntivi rispetto a quelli necessari per adeguare l'impianto a prescrizioni di legge. In particolare, gli interventi oggetto di premialità potrebbero riguardare la riduzione degli interrimenti negli invasi tenendo conto degli effetti positivi, in termini ambientali, in termini di aumento della capacità di laminazione delle piene, in termini di ottimizzazione della produzione energetica oppure l’ottimizzazione della gestione delle acque attraverso interventi sulle opere idrauliche mirate.

In merito alla Partecipazione e al Networking suggeriamo di inserire dei tavoli di lavoro dedicati con il coinvolgimento delle associazioni di categoria oltre che dei principali operatori del territorio.

Suggeriamo, inoltre, di prevedere dei periodici incontri informativi, coinvolgendo anche le associazioni di categoria, al fine di fornire aggiornamenti sullo stanziamento fondi del PNRR (in particolare sulle sopra citate Missioni M2C4.4 e M2C4.4) e sulle specifiche/modalità/possibilità di partecipazione ai relativi bandi di gara.


Scheda Sviluppo filiera dell’idrogeno

Gli ambiziosi obiettivi globali ed europei di decarbonizzazione, volti a contrastare i cambiamenti climatici, hanno comportato per l’Italia l’avvio di un processo complesso mirato a sostituire l’attuale mix energetico incentrato sui combustibili fossili con uno a basse o a zero emissioni di carbonio, in un percorso di transizione energetica, ineludibile per raggiungere gli obiettivi di contenimento della crescita della temperatura globale.

L’Unione Europea con il pacchetto “Fit For 55” ha confermato che la decarbonizzazione è al centro della costruzione dell’Europa del futuro. L’Italia, a sua volta, nel proprio PNIEC ha previsto di raggiungere il 55% di energia elettrica prodotta tramite fonti rinnovabili e per far questo bisognerà incrementare tale quota a circa il 70% entro il 2030.

Nell’ottica di puntare a decarbonizzare la maggior parte dei consumi finali dell’energia attraverso l’elettrificazione alimentata dalle energie rinnovabili, l’Idrogeno verde complementa questa strategia in quei settori cosiddetti hard-to-abate, ovvero energivori, difficilmente decarbonizzabili con la sola elettrificazione diretta. In seguito alla sostituzione di idrogeno grigio con idrogeno verde, quindi, è possibile ridurre in maniera ingente la dipendenza da fonti fossili, quindi emissive, associando una importante riduzione di emissioni di CO2.

Tutto ciò premesso, la scheda prende atto dei limiti, ambientali ed economici, di uno sviluppo della filiera dell’idrogeno nell’orizzonte temporale coperto dal Piano e ne riconosce invece il ruolo futuro. Evidenziamo tuttavia l’importanza, richiamata nella scheda stessa, di accompagnare fin da subito con una pianificazione adeguata l’avvio di questa filiera che già nel breve periodo potrebbe sia consentire di promuovere la sicurezza degli approvvigionamenti nel contesto di crisi ucraina sia permettere la sostituzione dell’idrogeno grigio impiegato in alcuni settori industriali (es. chimico, acciaio e raffinazione) con forme più sostenibili e l’applicazione in limitati settori dei Trasporti Pesanti (e.g. linee ferroviarie non elettrificate), attraverso il sostegno a progetti di generazione di idrogeno da impianti a fonte FER nuovi o esistenti ripotenziati, sia in collegamento fisico diretto che con prelievo da rete con PPA virtuali.

Al fine di consentire fin da subito la disponibilità di quantitativi di idrogeno tali da promuovere la decarbonizzazione dei settori non elettrificabili o difficilmente elettrificabili risulterà fondamentale promuovere progetti caratterizzati da una alimentazione degli elettrolizzatori di tipo baseload tale da consentire anche ottimizzazioni in termini di dimensionamento degli investimenti e quindi dei costi finali per gli utilizzatori della molecola.

Riteniamo, inoltre utile sottolineare, come sia fondamentale utilizzare l’idrogeno verde dove è efficiente farlo, identificando come "settori prioritari" - in cui l’idrogeno verde è effettivamente complementare all’elettrificazione diretta - quelli che comprendono gli attuali utilizzatori di idrogeno prodotto in forme tradizionali, quindi emissive, e i settori difficili da elettrificare, cosiddetti “hard-to-abate” (compreso il trasporto ferroviario a diesel non elettrificabile, quello marittimo e aereo).

Crediamo, infatti, che la riduzione dei costi renderà competitivo l'idrogeno verde già al 2030 e per farlo evidenziamo come sia necessario contribuire e accelerare il processo di innovazione tecnologica nel settore, creando un collegamento diretto tra i fornitori di tecnologia, gli utenti finali e tutti i partner coinvolti nella catena del valore dell'idrogeno verde.

A questo è necessario affiancare strumenti di finanziamenti adeguati, per consentire l'immediata espansione del settore ed accelerare la riduzione dei costi dell’idrogeno verde.

In definitiva quindi, lo sviluppo dell’idrogeno verde dipenderà fortemente dalle misure di supporto di breve termine per accelerare la riduzione dei costi, ed in particolare:

  • incentivi per supportare il cambiamento da idrogeno grigio a idrogeno verde, o da fonti fossili a idrogeno verde per specifici utilizzi finali, laddove questo rappresenti la soluzione di decarbonizzazione più competitiva ed efficiente (con particolare riferimento alle soluzioni di elettrificazione diretta che devono essere considerate in via prioritaria).

Tra i settori di maggior interesse, abbiamo detto, vi sono quello della raffinazione del greggio, della produzione di ammoniaca e chimica in genere, dell’acciaio, del trasporto ferroviario non elettrificabile, del trasporto marittimo a lunga percorrenza, dell’aviazione.

  • Investimenti in innovazione per ridurre i costi e aumentare l’efficienza degli elettrolizzatori: lo sviluppo di impianti di idrogeno verde dipenderà fortemente da programmi di supporto di breve termine per accelerare la riduzione dei costi.

La promozione di uno standard di certificazione internazionale, al fine di riconoscere il valore economico addizionale dell’idrogeno verde rispetto all’idrogeno prodotto a partire dai combustibili fossili.

Per quanto riguarda gli strumenti di regolazione e semplificazione sarà necessario lo sviluppo di un quadro normativo e regolatorio dedicato semplificato, l’introduzione di un sistema di certificazione, lo sviluppo di Garanzie d’Origine, ma anche, più in generale una revisione dei processi di permitting funzionali ad una crescita della generazione rinnovabile adeguata a consentire lo sviluppo dei volumi di idrogeno verde attesi.

Infatti, lo snellimento e customizzazione dei processi autorizzativi è fondamentale per lo sviluppo di questa tecnologia e delle fonti rinnovabili associate:

  • È necessario definire le aree su cui non è possibile costruire impianti rinnovabili. In genere, fino ad oggi la logica è stata quella di indicare aree idonee. Sarebbe auspicabile, anche per trasferire senso di urgenza e di importanza di queste fonti, definire dove, invece, non sono realizzabili a causa di vincoli non superabili (aree protette, aree di particolare rilievo archeologico, paesaggistico, ambientale, rurale, ecc.), assumendo come idonee le altre aree.
  • È necessario poter utilizzare iter autorizzativi dedicati per impianti di produzione di idrogeno verde, per distinguerli dalle procedure in vigore disegnate e dedicate a tecnologie di produzione di idrogeno tradizionali, anche in sinergia con procedure autorizzative dedicate alle rinnovabili (es. fotovoltaico, eolico), nel caso di loro integrazione. Il Decreto-legge Semplificazioni e l’Attuazione Direttiva UE per la Promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili (D.Lgs 199/2021) rappresentano un primo passo in questa direzione, auspicando a definizioni sempre maggiori per conseguire gli obiettivi di sviluppo dell’idrogeno verde.
  • È, allo stesso tempo, importante garantire la certezza dei tempi, in modo che uno sviluppatore come un investitore possa fare affidamento su tempistiche massime attese all’interno dei vari step autorizzativi del progetto. Assenze di riscontri oltre i termini perentori creano, infatti, una situazione di poco definita che disincentiva gli investimenti.

Posto, infine, il forte interesse degli operatori verso le opportunità offerte dalla filiera dell’idrogeno e i numerosi progetti già in fase di sviluppo, evidenziamo l’importanza del coinvolgimento anche delle associazioni di categoria nel network dei soggetti.


Scheda Innovazione e ricerca

Suggeriamo di inserire nella Partecipazione e al Networking anche le associazioni di categoria che potranno farsi portavoce delle diverse iniziative a carattere regionale presso i propri associati.


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